Non entrate in quel locale. Prima puntata

Dove i Trentini forgiano il loro carattere, acquisiscono le regole fondamentali della sopravvivenza, diventano veri uomini e donne.

La zona più misteriosa, oscura ed enigmatica dei bar e dei ristoranti è senz’altro il bagno. In Italia ancora resiste la divisione tra quelli per uomini e quelli per donne ma pare che già in molte parti questa barriera sia stata abbattuta a beneficio dei bagni “fluid”. Nulla da obiettare, son barriere destinate inesorabilmente a cadere e non possiamo farci nulla. Rimane solo l’amara consapevolezza che quando ciò accadrà, sarà per noi maschietti la fine dei bagni sempre liberi e la fila che solitamente, nei luoghi affollati, si formava davanti alla porta delle “lady” confluirà inesorabilmente nella nostra. Facciamocene una ragione amici.

Prima che ciò accada quindi, voglio lasciare a futura memoria una testimonianza di ciò che sono questi luoghi misteriosi, iniziando dal bagno “delle donne”.

Ovviamente, quale maschietto, non ci sono potuto mai entrare ma ho buona ragione di credere che in quel luogo i baristi custodiscano inestimabili tesori, calici d’oro e fini broccati. Non si spiegherebbe altrimenti perché, a differenza di quello degli “uomini”, questo sia accuratamente chiuso a chiave, solitamente munita di portachiavi del peso di dodici chili e dalle dimensioni di uno pneumatico da camion.

Bagno delle donne al Bar F…

Per ottenere quel prezioso lasciapassare la malcapitata deve affrontare il titolare e dimostrare di averne assoluto bisogno, assumendo un’espressione contrita e urgente, quindi camminare a ginocchia strette o saltellare nervosamente e superare una serie di quiz per comprovare inequivocabilmente di appartenere al sesso femminile. Prima di guadagnare l’accesso a quello scrigno deve sottoscrivere un contratto in cui si impegna a restituire la chiave a necessità espletata, esclusivamente alla titolare o a persona da essa espressamente delegata.

Corre voce che nel settembre del 2019, Enrico da Sopramonte detto “la Fata” per via della sua bacchetta magica che estraeva ed esibiva ad ogn occasione, riuscì con l’inganno a superare tutte le prove e ad ottenere la chiave della porta delle donne del bar Xxxxxx. Da allora non si hanno più notizie di lui ma l’impressione comune è che l’affluenza così come la permanenza del pubblico femminile in quel bagno sia notevolmente aumentata.

In perfetta antitesi, il bagno degli uomini è invece sempre aperto, nel senso che la chiave non c’è mai e in alcuni casi manca anche la porta. Impaccio solitamente superabile per l’espletamento delle necessità “liquide”, un po’ meno per le rimanenti attività.

Bagno degli uomini Bar F…

In questi casi farebbe comodo il gioco di squadra, ma questa è una cosa alla quale noi maschi non siamo assolutamente preparati. Per le signore, è assolutamente normale recarsi in bagno in formazione multipla, stile esplorazione Amazzonica, dove ciascun componente espleta funzioni specifiche e all’occasione intercambiabili. Un elemento a vedetta in antibagno armato di spray al peperoncino, uno sulla porta e quando disponibile, un terzo a fungere da collegamento tra i reparti. Noi no! da che mondo è mondo, al bagno ci andiamo da soli. Cascasse il mondo, dovessimo tenerla per ore ma all’annuncio dato al bancone “vago a far ‘na zifolada”, (vado ad espletare una funzione fisiologica piccola) non deve mai e poi mai seguire un “te compagno” (ti accompagno). Guai. Sarebbe la fine. La risposta standard in questi casi è: “Entant ordino n’altro giro” (nel frattempo ordino un altro giro). Non sono ammesse eccezioni.

Variante tecnologica della chiave è il bagno con apertura elettrocomandata dal barista munito di pulsante sotto il balcone. All’umiliante procedura della richiesta dello sblocco della porta per encessità impellenti, solitamente sussurrato, segue l’azionamento del pulsante e lo sgancio metallico della serratura simile per frastuono all’apertura delle porte dell’inter-city Milano – Dortmund. A questo segnale solitamente il bar si ferma e tutti si girano per vedere chi è il coraggioso che affronta la sfida, perché una volta entrato non hai il controllo su nulla. Sei solo contro il mondo, armato di un rotolo di carta igienica ad un velo. Il barista può decidere improvvisamente di sbloccare la serratura e permettere così l’ingresso dei soci Cral in gita aziendale giunti stremati da un viaggio in pullman di sei ore e da tre dimostrazioni consecutive di pentole magiche. Questo sistema è stato vietato dal Ministero della Sanità nei bar delle stazioni ferroviarie dove l’apertura delle porte dei convogli veniva spesso confusa dallo sblocco dell’accesso al bagno. Le continue interruzioni della minzione avevano causato un preoccupante aumento della patologie ad essa correlate.

Altra tipologia di bagni altamente performante per la forgiatura caratteriale dei clienti del bar è quella dei bagni hi-tech.
Niente maniglie alle porte ma un dispositivo wireless di riconoscimento dello stato di tensione della vescica. Se ti scappa veramente si apre, altrimenti il dispositivo manda un sms al barista che ti spilla subito una birra da litro per agevolarti il compito.
All’interno, niente pulsanti alle pareti ma un rilevatore di movimento. Devi saltellare, ballare, piroettare per accendere la luce, cosa assai problematica se hai appena assunto la birra da litro di cui sopra. La cosa carina è che il movimento deve proseguire anche durante “l’espletamento” altrimenti la luce si spegne lasciandoti nell’oscurità più assoluta e privo di punti di riferimento.

Sebbene fuori argomento, ma pertinente per la concomitanza dei luoghi, voglio ricordare il bar Sxxxx di Bxxxx dove lavorava Assunta, prosperosa barista detta anche “Montagne Verdi” per via di un largo maglione color smeraldo generosamente riempito, che invitava aitanti giovanotti nel ripostiglio adiacente ai servizi con la scusa di aiutarla a cambiare il fusto della birra. Per noi, allora troppo giovani avventori, quella stanzetta che sbirciavamo andando in bagno rimase sempre un luogo vagamente peccaminoso ma soprattutto mai raggiunto. L’imponente consumo di birra alla spina di quel bar, ancora primeggia nel Guinnes dei Primati del trentino orientale.

Concludendo il ricordo, mi sono appuntato alcuni messaggi degni di nota visti nel bagni dei maschi, che testimoniano come i baristi possiedano una spiccata vocazione poetica. Non so se nei bagni delle Signore esista un’analoga bagnografia antologica, sono gradite le segnalazioni in tal senso nei commenti qui sotto.

Ecco alcuni esempi:

  • La nostra mira è un bagno pulito; la vostra mira ci può aiutare molto.
  • Non si dice di fare centro, ma almeno di farla dentro.
  • Lasciate il bagno pulito, perché la mano che deve pulire, è la stessa che vi da il gelato.
  • Quel tasto che vedete non provoca l’autodistruzione del palazzo, ma semplicemente risciacqua la tazza. Usatelo senza timore.
  • Se la fai fuori te lo taglio (Bobbit).


So che a questa ultima frase molti di voi avranno impercettibilmente ritratto il bacino causando così un piccolo stimolo al basso ventre. Andate, andate pure, io intanto “ordino n’altro giro”.
Alla prossima.

P.s. se siete arrivati fino a qui portati da qualche Social, complimenti. Avete appena smentito chi insinua che chi li usa smette di leggere dopo cinque righe.




Se vuoi essere avvisato all’uscita di nuovi articoli, inserisci il tuo indirizzo email

Unisciti a 1.615 altri iscritti


Puoi seguire la pagina del Trentaquattresimo Trentino o scrivere a 34tn@paolisergio.com


Sfoglia le altre categorie

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

In voga