Ho una cagna. E’ capitata a casa nostra nel più classico dei modi. Mia moglie e mio figlio volevano un cane, io no. Quindi adesso abbiamo un cane.

E’ arrivata fin qui da un canile siciliano, in cerca di una famiglia, ed aveva già un nome, Mirò. Il cognome gliel’ho dato io, fa “Iononlavolevo”, ma non lo usiamo mai.
Quando mi chiedono come si chiama, c’è sempre qualcuno che obietta: «Ma come, una femmina col nome da maschio?». (Se qualcuno di voi ha pensato la stessa cosa, ricordo che Mirò è il cognome del famoso pittore spagnolo, non il suo nome. Poteva chiamarsi Rossini, Bukowsky o Curie, per dire. )

Intendiamoci, io amo gli animali, ho avuto in casa gatti, altri cani, un criceto, delle tartarughine. Fuori casa ho allevato conigli, galline, tacchini, un gallo, anatre, pesciolini rossi e pure api. Forse proprio per questo credevo di aver assolto la mia parte di convivenza con gli animali. Ma evidentemente non funziona così.

Non è un animale molto esigente, anzi, se ne sta quasi tutto il tempo per i fatti suoi e si fa notare solo quando deve uscire per fare i suoi bisogni. Una volta, lo ammetto, mi è scappato che preferisco i gatti ai cani e credo mi abbia sentito e si comporti di conseguenza. Da allora non mi considera quando siamo in casa, e ancora meno quando camminiamo in strada. Se la chiamo, a volte gira la testa e mi guarda annoiata. Quando è al massimo dell’entusiasmo muove pigramente la coda. Una cosa in verità la fa, mi porta il suo gioco, una specie di corda di canapa annodata. Ma non lo molla, lo porta e lo tiene stretto tra i denti. Ho provato a lanciarglielo, quando siamo all’aperto, lei corre verso il gioco, quasi per illudermi, poi lo lascia lì e si mette ad annusare fiori, a mangiare fili d’erba o a correre senza una meta precisa.

Ogni tanto vedo su internet dei filmati di cani che fanno ogni tipo di cosa, ubbidiscono, portano oggetti, giocano a pallone, coccolano i figli, saltano, si rotolano, contano, piegano la biancheria, spengono le luci, portano fuori le immondizie, caricano la lavastoviglie.
Per un periodo ho provato a far indovinare a Mirò in quale mano nascondevo un biscottino, chiudendolo nel pugno proprio sotto i suoi occhi. Le prime volte ci provava a casaccio, e non indovinava quasi mai. Poi ha smesso pure di mangiare i biscottini.
Ero un po’ deluso e scoraggiato, devo ammetterlo, finche ieri, mia moglie mi ha rivelato che quel cane è come me.

Non so se considerarlo un complimento ma da ieri, guardo Mirò con più affettuosa complicità.


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