La vita era cadenzata dai rintocchi delle campane della Chiesa. Non servivano orologi.
Il nostro paese era così piccolo che non c’era nè la caserma dei Carabinieri e nemmeno la farmacia, quindi, l’autorità locale indiscussa era ovviamente il parroco, rigorosamente in tonaca e berretta nera. Questa entità, che aveva sposato i nostri genitori, che ci aveva battezzato e che ogni anno si presentava a casa con chierichetto e boccetta di acqua Santa a spruzzare goccioline benedette per mondarla dall’eventuale presenza del maligno, da noi si chiamava Don Giovanni. Per noi piccolini rappresentava la giusta via di mezzo tra l’immateriale e solenne spiritualità, e la concretezza dei sonori sganassoni che dispensava a chiunque si distraeva durante le sedute di catechismo.
Fuori dai banchi della Chiesa ci pensavano le campane a scongiurare il rischio di uno sconveniente allentamento del timor Divino. Oltre ai canonici rintocchi che scandivano il tempo ogni trenta minuti, questi enormi coni di bronzo venivano percossi con vigore mezz’ora e poi un quarto d’ora prima della Messa mattutina e di quella serale, a mezzogiorno, prima della Messa domenicale, dei Vespri e delle Corone e alle tre del venerdì. Saltuariamente risuonava l’agonia, riservata ai funerali e il campanò, una sorta di jazz del batacchio in occasione della sagra patronale. Le campane si zittivano solo per un paio di giorni dopo il Venerdì Santo, quando comunque girava per il paese un chierichetto facendo roteare, a seconda della zona, rumorose raganelle o bacole o racole.
La vita si snodava attorno all’infinità di riti religiosi che costellavano la nostra giornata, non serviva un orologio. Le cose si facevano prima o dopo la Messa, prima o dopo del Vespro, prima o dopo la Corona, prima o dopo Catechismo (che per noi era Dottrina) e così via. La nostra volontà o meno di partecipare alle funzioni non era in alcun modi vincolante; ci si doveva andare e basta. Non stupirò nessuno confessando che a quelle funzioni, noi, ci annoiavamo tantissimo e non solo perché fino al 1970 mi pare, la liturgia fosse addirittura in latino e quindi incomprensibile. Il dolore maggiore derivava dal fatto che, maledizione, la messa del sabato sera iniziava durante la puntata di Hapy Days e proseguiva anche per buona parte della successiva puntata di Spazio 1999, e non avevamo mica la TV on demand…
( il seguito a breve proprio qui. )
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