I semidei Amadeus e Fiorello ci spiegano cosa pensare e come esternare il nostro parere. Ma senza dissentire.

Mi spiace per gli amanti dell’odio a tutti i costi, ma stavolta soffiare sulla fiammella di un presunto antimeridionalismo non ha provocato la polemica incendiaria dell’anno.

Ci hanno provato i professionisti dello scoop acchiappaclick con titoli allarmanti e hastag di sicuro effetto, come razzismo, odio nordista, complotto ( si lo so, in questo momento li sto usando anche io… che astuzia… ) e sono stati smentiti da un sostanziale disinteresse alla tenzone ( presunta ) tra Geolier e Angelina Mango per motivi di origine geografica. Tra l’altro, un’occhiatina almeno a Google Maps era il caso di darla prima di parlare di antimeridionalismo, tanto per scoprire che Maratea, città di origine di Angelina Mango, è 200 km di strada più a sud di Napoli, feudo di Geolier.

Di nuovo non c’è nulla. Anni fa si parlava di razzismo perché a Sanremo c’erano solo cantanti dalla pelle bianca ( ecchepalle ), dimenticando partecipazioni di alcuni mostri della musica come Luis Armstrong, Stevie Wonder, Dionne Warwich, Wess, Ben E.King ( sì, quello di Stand By Me). Poi Mahmood ha piazzato due colpi di seguito e zitti tutti.

Ma questi sono i professionisti dell’intorbidimento delle acque, dai quali stiamo imparando a prendere le distanze con l’arma più letale per loro: l’indifferenza.

Photo by Laura Stanley on Pexels.com

Meno giustificabili, a mio avviso, le rimostranze dei due vice-Dio Amadeus e Fiorello, che invece di smorzare i toni, censurano e criticano il sacrosanto diritto di fischiare, in antitesi a quello di applaudire, oppure di andarsene via in opposizione al diritto di rimanere. Tra l’altro, se ho pagato 360 Euro in galleria o 730 Euro per stare in platea ( ma nei posti dietro quelli gratuiti per i VIP ) avrò pure il diritto di fischiare o di alzarmi ed uscire. Convengo che il gesto sia poco elegante ( come saggiamente dice anche Diodato ) ma perbacco, rientra nel mio sacrosanto diritto di esprimere il mio punto di vista. Con l’acquisto del biglietto, legalmente parificato alla stipula di un contratto, non sottoscrivo in automatico l’obbligo a restare seduto per tutta la manifestazione. Mi spiace se Amadeus e Fiorello si adombrano, ma fa parte del gioco. Applausi o fischi, restare o andarsene. Un tempo non mi sarei perso una puntata di Viva Radio Due con Baldini e le stupende imitazioni di Mike Bongiorno, ora ascolto il programma solo se ci capito e spesso cambio programma sopraffatto dalla noia. Anche fare zapping sui canali RAI e trovare sempre Amadeus ad ogni ora, appassiona quanto leggere l’albo d’oro del campionato di calcio spagnolo, vinto 11 volte dal Barcellona e sei dal Ral Madrid negli ultimi vent’anni e anche in questo caso mi sento legittimato a cambiare canale.

In entrambi i casi non mi sento particolarmente colpevole.

D’altronde, dei cinque che avranno iniziato a leggere queste parole, tre avranno abbandonato dopo poche righe.

Per i due che sono arrivati in fondo, dite agli altri tre, se li incontrate, che non serbo rancore.


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