Ha chiuso i battenti il bar Valgoi a Susà, da tutti conosciuto come il “Basilio”.

Un altro piccolo pezzo di storia paesana che in silenzio esce dal presente per entrare nella storia. Storia di paese, certo non quella con la esse maiuscola, ma che lascia comunque un piccolo vuoto che sarà difficile, anzi impossibile colmare.

Una specie di “Bar Mario”, e che anche in questo caso fa chiacchierare i vecchi, gli fa dire che senza non si può.

Come scordare l’ambiente dove il fumo di sigaretta rendeva i contorni più vaghi ed uniformi, dove gli odori provenienti dalla attigua cucina ti facevano credere di essere in un posto esclusivo e familiare; quei cinque tavolini quadrati sui quali interminabili partite di tressette, briscola e scopa, si sono susseguite senza sosta, resistendo all’avanzata della più esotica scala quaranta; dove in alcuni periodi si arrivava perfino a riesumare giochi come “Bestia” e “Dobelon”, le cui ultime scartate si sono viste negli anni trenta.

Susà di Pergine

Pochi forse ricordano i campi di bocce dove uomini col cappello trascorrevano le calde serate estive ed i tranquilli pomeriggi di festa, coi “boci”, chiassosi a far da contorno e a trangugiare golosi i bicchieri di dolce “spumetta”.

Davanti a quel bancone si sono da sempre trovati i contadini, specialmente durante il periodo della raccolta delle zarese, ognuno a commentare la propria produzione, a vantare il proprio prodotto, spesso a brontolare sulla cattiva stagione o sul mercato in stagnazione.

Li’ si univano poi operai, impiegati e artigiani al ritorno dal lavoro, dopo aver arrancato sul rettilineo di pomarol, che, a dispetto del nome era una spettacolare galleria di ciliegi in fiore.

E là, dietro al bancone “La Ada”, un nome così breve per una attività così lunga. Sempre lei, giorno dopo giorno a servir bevande e a testimoniare avvenimenti, ricorrenze e novità della comunità. Matrimoni, nascite, esaltanti vittorie e cocenti sconfitte sportive, funerali o malattie, tutto passava di là, celebrato quasi alla stessa maniera, con i semplici ma sinceri rituali che si possono trovare solo in posti come quello.

Tutto questo adesso non c’è più, la Ada, meritatamente avrà più tempo da dedicare ai suoi nipotini e noi, chissà per quanto ancora, al termine della salita di pomarol, butteremo l’occhio sulla destra per vedere se c’è qualcuno da fermarsi per far due chiacchiere e bere un bicchiere. Ancora per molto tempo consumeremo questo rito, finché vedremo sbiadire definitivamente il cartello “Chiuso per cessata attività” e ce ne faremo una ragione.

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