La mia fidanzata è Salentina. E io sono Trentino.

Ho detto fidanzata, non morosa ma non prendete questa concessione lessicale come una sottomissione. E’ invece il frutto di una meditata scelta tra due modi di dire e ritengo che fidanzata sia più congeniale al rapporto che ci lega. Al di là di questo, sono altri gli argomenti che ci rendono consapevoli della nostra diversità e per questo, come coppia, più ricchi. (questa la potrei vendere a Riza Psicosomatica o a Donna Moderna…)

pizza carissima

Sapeste con quale enfasi vanto e difendo i nostri autobus puntuali, il nostro traffico educato, i nostri servizi efficienti ( dopo queste parole mi aspetto almeno un ringraziamento politico ma va bene anche un invito alla prossima degustazione del marzemino doc…) e non nascondo che un po’ me la tiro quando l’argomento è la neve, le mele golden, gli pneumatici invernali o il tortel de patate.

Me la cavo discretamente con la cura dell’ambiente, le bellezze naturali già tendono al pari ma c’è purtroppo un argomento sul quale esco quasi sempre sconfitto: i nostri esercizi commerciali. Negozi, bar, pizzerie, ristoranti, chioschi, ambulanti, quasi nessuno mi ha permesso di segnare un punto a mio favore.
Come entri in un negozio trentino devi innanzitutto stare bene attento all’orologio. Non farlo se manca meno di un ora alla chiusura, per non trovarti inchiodato da un “saresen dré che seràn per quelo…” ( trad: stiamo chiudendo) a meno che tu non debba entrare per chiedere una informazione. In questo caso non aspettarti una risposta se questa riguarda anche lontanamente un altro esercizio commerciale. Non importa se di un’altra categoria merceologica. Puoi entrare e chiedere che ora è, oppure che film fanno su Premium stasera o la ricetta dei canederli ma non saprai mai da una venditrice/venditore di tessuti dove si trova il più vicino negozio di animali. “No son miga l’uficio informazioni…”.
Aspettati di essere marcato a uomo da una commessa falsamente premurosa e sorridente ma che ti segue solo per evitare che disordini la preziosa merce in esposizione sugli scaffali “no serve desfàrle zo tute, ghe n’è za una avèrta fòra…le è tute uguali…” (trad: non serve aprirle tutte, ce n’è già una… son tutte uguali.)
Ma la sconfitta è più pesante, anzi la partita non c’è proprio quando, con la mia fidanzata-morosa affrontiamo l’argomento ristoranti – pizzerie.

Non per essere venale ma la differenza di prezzo già ci mette sotto di un gol. E che gol. Una margherita qui non si trova sotto i 4 euro e 50 mentre in Puglia viaggia sui 3 euro. (35 % in meno….) (*)

Palla al centro.
La vogliamo un po’ farcita? Il divario aumenta, altro che spread Italia Germania…
Vogliamo parlare di simpatia???? Cappotto. Qui sembra quasi che i ristoratori ti facciano un favore a lasciarti entrare. Quasi che se non ti danno da mangiare loro sei destinato a morire là in strada. E come sopra, non sgarrare nemmeno di un minuto. Alle 22 e 30 tutti chiusi ma già dalle 22 niente ristorante, solo pizza, ma… “darghe dreo”. ( trad: sbrigarsi).
A proposito di pizza, l’altra sera rientravo tardi dal lavoro quindi ho voluto portarmene a casa una fermandomi per strada in un locale dalle parti di C…. Con un grugno la cameriera, prende in mano il blocco delle comande e mi guarda arcigna: “che pizza vuole?”  Non conosco a memoria la lista di tutte le pizze di ogni pizzeria trentina ma non lo dico e chiedo il menù. La cameriera alza gli occhi al cielo, pensa e io le leggo nella mente:“ sto qua el vòl na pizza e no’l sa gnanca che pizza… per forza che el la magna da sol… chi vòt che se lo tòga uno così…” ( trad: Questo qui vuole una pizza e non sa nemmeno che pizza vuole… per forza mangia da solo… chi vuoi che se lo prenda uno così…)
Scelgo una tonno e cipolla ( forse è per questo che mangio da solo… comunque non era previsto alcun incontro con la mia fidanzata quella sera…) e una birra natalina da bere mentre aspetto . La tipa mi guarda sconcertata. Il pizzaiolo legge la comanda come fosse una condanna a morte e brontolando si mette al lavoro. Chiedo di pagare.
Dieci euro e dieci!
Scusa, penso, ma forse lo dico, devo portare via una pizza, non te…
La pizza al tonno costa sei euro, ogni aggiunta sono 2 euro e dieci e la birra di Natale due euro.”
Rapido calcolo mentale: il costo medio della cipolla al dettaglio è di un euro e cinquanta… al chilogrammo. Mi immagino una orribile pizza con un chilo e quattrocento grammi di cipolla sopra…
Faccio notare che nel menù c’è una pizza che si chiama Ceca, con tonno, cipolla, prosciutto e peperoncini che costerebbe sette euro, quindi si poteva prendere come base di partenza quella e andare per sottrazione invece che considerare la tonno ed aggiungere…
Lei mi ha detto che voleva una pizza al tonno…. CON le cipolle… ”
” Quindi se avessi voluto una ceca MENO il prosciutto che conto mi faceva?”
Per ogni ingrediente tolgo un euro e cinquanta…”

La cosa mi sconvolge. Aggiungi cipolla e paghi due euro e dieci, togli cipolla e ti restituiscono un euro e cinquanta… Svalutazione immediata del nobile ortaggio. Per forza che fa piangere…

Rifletto: la Ceca costa sette euro, se la faccio spogliare del prosciutto arrivo a 5 e cinquanta, meno tonno arrivo a quattro, meno cipolle a due e cinquanta, tolgo i peperoncini arrivo ad una margherita al prezzo di un euro… Fantastico, un gol per me, meno che in Puglia. Ma esagero, se tolgo anche pomodoro e mozzarella vengono due euro a me… giusto il prezzo della birra che in questo caso mi spetterebbe gratis. Peccato che ho scelto una tonno CON le cipolle… e questa dichiarazione mi inchioda. Lo diceva sempre mia madre che bisogna saper parlare se si vuole avere successo nel mondo.

Pago con una banconota da venti.
No galo dese centesimi?
Certo che ce li ho razza di oca, – penso tra me e me – ne ho duemila di monetine tra le tasche e l’automobile ma morissi qui se le tiro fuori. Almeno dieci centesimi di sconto me li farai adesso…
“Mi spiace signorina non ho moneta.”
La cameriera fruga nella cassa, nelle sue tasche, in un borsellino, scuote il bicchiere delle mance, chiede al pizzaiolo e non vinta si allontana, esce, va al negozio di fronte io penso non è possibile…
Poi torna, furiosa, con la mia pizza nel cartone già un po’ fredda e nove euro e novanta di resto.
Tutto è possibile

(*) Prezzi del 2012. E nel frattempo la mia morosa è diventata mia moglie…

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6 risposte a “Spogliando una ceca”

  1. Un capolavoro!!! da trentina (e barista) doc……. non posso che darti ragione!!! dai… per consolarti un po’….. il caffè te lo offro io!!!!!

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  2. Reblogged this on javert lo sbirro and commented:
    eccoti scribacchino….

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  3. ah ma allora qua stai!
    giusto sabato scorso scendevo con la ragazza lungo la brennero, era l’ora di cena e siamo temporaneamente usciti ad ala-avio giusto per mangiarci una pizza in una pizzeria a caso… ne troviamo una ad avio e il servizio era ben diverso da quello che mi sarei aspettato di trovare se avessi letto prima questo post. sì, perchè siamo stati così stronzi da beccarci l’unica pizzeria gestita da indiani nel raggio di 50 km… beh, forse sarebbe stata meglio una vera pizzeria trentina doc.
    un saluto ispetto’! (dai dai che se ti impegni mi riconosci… eheheh)

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  4. complimenti mi hai davvero divertito moltissimo !
    La tristezza….e’ che e’ tutto vero !

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  5. Bellissima Sergio. Hai fatto proprio “sentire” la situazione. Occhio che quando succedono queste cose le puoi segnalare su Tripadvisor, il sito di recensioni dove noi consumatori possiamo riportare le “malefatte” dei ristoratori. Io l’ho fatto recentemente per un ristorante di Levico Terme che ha una sfilza di recensioni “pessime”. Probabilmente trattare male i clienti è l’ultima frontiera del marketing…

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  6. Mio caro collega, io sono pugliese e so bene la differenza del prezzo, dell’elasticità oraria e umana…..(scusa se mi permetto!!!).
    Quindi tienila stretta la tua fidanzata, sono sicura che ti farà respirare senza….pagare!!!!!
    Ciaoooooooooooooo

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