Uno.
un tempo tutto era più sano
“Un tempo”, abitavo a Susà, un paesino in collina di 600 abitanti in provincia di Trento a prevalente vocazione agricola, dove i pochi svincolati dalla bacànitudine (vedi qui) facevano gli infermieri al manicomio di Pergine. Ma di questo ne parlerò un’altra volta.
Tornando al paesello, assomigliava tanto all’incarto delle macine del Mulino Bianco: apparentemente tutto sano, molta campagna, poche strade asfaltate, niente antenne dei telefonini, poche automobili e noi, all’uscita dell’asilo, che correvamo felici tra ciliegi, fiori e un gaio ruscello colorato.

Pochi però sanno che quella curiosa policromia del corso d’acqua, non era causata da giochi prismatici di rifrazione delle gocce, ma dalle colature della vasca di preparazione dei veleni per uso agricolo, saggiamente posizionata in cima al paese, proprio a fianco della nostra scuola materna. Così, i debordi, scorrevano lungo la strada principale, dove noi giocavamo a creare cascatelle e laghetti prima di entrare a scuola tutti bagnati di chissà cosa. Il torrentello colorato poi si buttava in un tombino e quindi finiva dentro il Rio Merdar, (Nomen omen), che lasciava il paese diretto al lago di Caldonazzo.
Quello che non scorreva in terra, ci veniva sparato addosso dagli atomizzatori, enormi botti sbrodolanti su ruote che percorrevano senza sosta le campagne di tutto il paese fin sotto le case, cerando enormi nuvole velenose.
Attaccati via terra e via cielo, scoprimmo infine che anche la fontana del paese, dove ancora le nostre mamme nell’acqua azzurro tendente al blu lavavano la biancheria, veniva usata per lavare gli attrezzi di lavoro della vasca dei veleni.
Insomma, direi che questo luogo comune è stato abbattuto… unico lato positivo, eravamo sicuramente inattaccabili da pulci e pidocchi
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E io facevo tre mesi di vacanza a Castagné… San Vito … ai Faiti per la precisione 😬😬😬🔝
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